Alghe, una risorsa per l'uomo
Dai farmaci al carburante e in qualche caso vengono impiegati anche in cucina
In medicina
Già nell'antica Roma si preparavano misture di erbe e alghe per curare ferite, bruciature ed eruzioni cutanee. Prima ancora, gli antichi Egizi sembra ricorressero a certe alghe per curare il cancro polmonare, ciò è tanto più sorprendente se si pensa che i ricercatori moderni hanno effettivamente scoperto cellule ad attività anti-tumorale nelle grandi alghe che formano il Kelp (alghe brune o Feofite dell'ordine delle Laminarie) che potrebbero essere usate per la cura della leucemia. Un'altra alga bruna, la wakame (Undaria pinnatifida), ampiamente consumata in Estremo Oriente, può prevenire alcune mutazioni genetiche legate al cancro: ha inoltre eccezionali proprietà disintossicanti (sembra perfino da scorie radioattive e metalli pesanti) e, ricca di ferro e magnesio, viene consigliata nelle diete per soggetti ipertesi e cardiopatici.
Probabilmente il maggior contenuto delle alghe alla medicina - e quindi alla nostra salute - risale al 1812, quando il chimico francese Bernard Courtois ebbe l'idea di estrarre sodio e potassio dalle alghe per uso industriale. Un giorno Courtois sbagliò u passaggio del procedimento, la reazione chimica generò un fitto vapore violetto che invase il suo laboratorio: inavvertitamente, aveva scoperto lo iodio, uno dei più efficaci germicidi e antibatterici finora conosciuti.
In cucina
Da tempo immemorabile le alghe sono un'importante fonte di nutrimento in Estremo Oriente. Da noi erano fino a non molti anni fa una stravagante curiosità: l'unica alga conosciuta nelle nostre cucine era l'agar-agar, venduta in fiocchi, barre o polvere, che sciolta in acqua bollente si gelifica raffreddandosi, formando così una gelatina di sapore neutro utilizzabile sia per piatti dolci che salati. In questi ultimi anni, col diffondersi in maniera esponenziale, della cucina asiatica anche da noi sta rendendo sempre più familiari molte specie di alghe in campo culinario, sopratutto grazie al sushi, che sulle alghe basa buona parte della sua preparazione. L'alga nori è la più nota, anche perché largamente utilizzata nel sushi, in particolare per gli involtini di cereali, verdure e pesce. Non cresce in sottili fogli o nastri come viene servita in tavola: le strisce per uso gastronomico si ottengono trottandola fino ad ottenere una poltiglia che viene distesa e pressata su stuoie per essere essiccata al forno o sotto il sole. Ricchissima di proteine (fino al 35% di peso secco), vitamina A e B2, aiuta a contrastare il colesterolo, migliora la funzionalità renale e favorisce la digestione dei cibi grassi, con i quali si abbina dunque idealmente.
Ricca di ferro e minerali (potassio, magnesio, fosforo, iodio), l'alga dulse è invece particolarmente indicata nelle diete in gravidanza e in convalescenza, ma anche per chi soffre di anemia, tiroidismo e problemi gastro-intestinali; si può gustare sia nelle zuppe che cruda nelle insalate, lasciata in ammollo per una decina di minuti.
Occorrono palati forti, invece, per apprezzare il sapore intenso (e non sempre gradito agli occidentali) dell'alga bruna hijiki, dalle fronde simili a... spaghetti. Ad alto contenuto di calcio, oligoelementi e vitamine, in Oriente viene consumata per rendere i capelli lucidi e facilmente pettinabili, ma è anche un ottimo rivitalizzante per chi deve rimettersi in sesto. Insomma, oltre che a farsi valere in cucina le alghe fanno anche bene alla salute!
La più lunga
Il Kelp gigante (foto sopra), una Feofita (alga bruna) Laminaria, è l'alga più lunga che esista al mondo. Cresce sui fondali rocciosi delle acque temperate e fredde degli oceani australi e del Pacifico nord-orientale (coste pacifiche nordamericane e sudamericane, Oceania meridionale), con una velocità di sviluppo - in condizioni ottimali di temperatura, corrente, nutrienti e irradiazione - sorprendente: oltre 60 cm in un giorno, una performance che le vale anche il record di vegetale dalla crescita più veloce finora conosciuto. Le sue fronde contengono vescicole di gas che le mantiene erette nell'acqua, mentre la parte basale dell'alga (che si sviluppa pienamente in circa 3 anni, raggiungendo un diametro di 50-60 cm) è fittamente ramificata e ben radicata alla roccia tramite robuste e profonde pseudo-radici. Quest'alga gigante prospera in acque attraversate da correnti che le assicurino un costante apporto di nutrienti e ne stimolino la crescita delle fronde, la cui altezza può superare i 60 metri, quanto un palazzo di 20 piani! Si riproduce mediante un'alternanza di generazione, una sessuata e una vegetativa: l'alga così come la vediamo rappresenta la forma sessuata, vicino alla cui base si trovano le fronde fertili (sporofiti), che producono spore da cui fuoriescono filamenti che rappresentano la forma sessuata (gametofiti), portatori di uova e di spermi dalla cui unione nascerà una nuova alga gigante.
Non sono piante
Come le piante, le alghe sono organismi autotrofi e fotosintetici, in grado cioè di elaborare da sé le sostanze nutritive a partire da acqua e anidride carbonica, sfruttando come fonte d'energia la luce solare. Tuttavia, da un punto di vista evolutivo, le alghe sono classificate a un livello molto più primitivo di quello delle piante, rispetto alle quali sono comparse sul pianeta molti milioni di anni prima. Le "macro-alghe" o "alghe macrofite" vengono istintivamente assimilate alle piante superiori, ma l'apparenza inganna! Basti pensare che i tessuti algali restano indifferenziati, per cui non è possibile distinguere le parti tipiche di una pianta: ad esempio, quelle che a prima vista sembrano "radici" sono in realtà pseudo-radici e servono solo per l'ancoraggio al substrato, essendo prive di funzione nutritiva (i nutrienti di cui l'alga necessita vengono assorbiti per osmosi direttamente dall'acqua, attraverso tutta la superficie disponibile). Alcune delle alghe a noi più familiari sono addirittura formate da una sola, enorme cellula con più nuclei: figurano tra i più grandi e vistosi organismi unicellulari viventi! Il colore predominante dei diversi gruppi di alghe è dato dai differenti pigmenti, in maggioranza del tutto peculiari. Solo la clorofilla (Alghe verdi) e pochi altri si trovano anche nelle piante terrestri, nelle alghe brune il verde della clorofilla è mascherato dalla fucoxantina e dalla neoxantina, nelle alghe rosse la colorazione prevalente è data dal pigmento ficoeritrina, che assorbe le radiazioni violette consentendo a queste alghe di spingersi fin oltre 250 metri di profondità, dove penetra solo un decimillesimo della luce solare.
Biocombustibili
L'energia ricavata dalle alghe coltivate su larga scala potrà un giorno sostituire quella dei combustibili fossili?
Molti scienziati sono convinti.
L'alga kelp dello zucchero (Laminaria saccharina), studiata a fondo dai ricercatori americani e scandinavi, contiene il triplo dell'energia sfruttabile per i biocarburanti rispetto alla più sfruttata canna da zucchero. Quest'alga può rendersi utile anche in funzione anti-inquinamento, assimilando grandi quantità di azoto dai fertilizzanti rilasciati in mare dal dilavamento dei campi coltivati. La possibilità di produrre energia "pulita" ed eco-sostenibile dalle alghe è nota da tempo, ma non si riusciva a metterla in pratica a causa dei costi energetici e della lunghezza del processo, che prevedeva la disidratazione preventiva delle alghe. I ricercatori americani del Pacific Northwest National Laboratiry e quelli svedesi del KTH Royal Institute of Technology sono riusciti recentemente ad economizzare e velocizzare notevolmente il procedimento chimico, utilizzando alghe ancora umide e ricavandone una sostanza che una volta raffinata può trasformarsi in benzina, gasolio e carburante per aerei. Negli USA sono già in funzione stazioni di servizio che erogano biodiesel e benzina biologica ricavati dalle alghe, e dal 2014 è operativo anche in Italia un impianto pilota per la produzione di biodiesel algale. Prove di banco hanno dimostrato che le prestazioni dei motori alimentati con questi carburanti sono identiche a quelle con benzina e gasolio commerciali, ma con emissione di particolato sensibilmente inferiore. Va ricordato che la produzione in mare di alghe per produrre bio-carburanti non sottrae terreni agricoli alle colture destinate all'alimentazione, al contrario delle grandi piantagioni ad elevato contenuto di zucchero finora utilizzate (mais, canna, barbabietola, ecc.), inoltre l'energia rinnovabile delle alghe consente di sottrarre CO2 dall'atmosfera, contribuendo a ridurre l'effetto-serra.
Biocombustibili
L'energia ricavata dalle alghe coltivate su larga scala potrà un giorno sostituire quella dei combustibili fossili?
Molti scienziati sono convinti.
L'alga kelp dello zucchero (Laminaria saccharina), studiata a fondo dai ricercatori americani e scandinavi, contiene il triplo dell'energia sfruttabile per i biocarburanti rispetto alla più sfruttata canna da zucchero. Quest'alga può rendersi utile anche in funzione anti-inquinamento, assimilando grandi quantità di azoto dai fertilizzanti rilasciati in mare dal dilavamento dei campi coltivati. La possibilità di produrre energia "pulita" ed eco-sostenibile dalle alghe è nota da tempo, ma non si riusciva a metterla in pratica a causa dei costi energetici e della lunghezza del processo, che prevedeva la disidratazione preventiva delle alghe. I ricercatori americani del Pacific Northwest National Laboratiry e quelli svedesi del KTH Royal Institute of Technology sono riusciti recentemente ad economizzare e velocizzare notevolmente il procedimento chimico, utilizzando alghe ancora umide e ricavandone una sostanza che una volta raffinata può trasformarsi in benzina, gasolio e carburante per aerei. Negli USA sono già in funzione stazioni di servizio che erogano biodiesel e benzina biologica ricavati dalle alghe, e dal 2014 è operativo anche in Italia un impianto pilota per la produzione di biodiesel algale. Prove di banco hanno dimostrato che le prestazioni dei motori alimentati con questi carburanti sono identiche a quelle con benzina e gasolio commerciali, ma con emissione di particolato sensibilmente inferiore. Va ricordato che la produzione in mare di alghe per produrre bio-carburanti non sottrae terreni agricoli alle colture destinate all'alimentazione, al contrario delle grandi piantagioni ad elevato contenuto di zucchero finora utilizzate (mais, canna, barbabietola, ecc.), inoltre l'energia rinnovabile delle alghe consente di sottrarre CO2 dall'atmosfera, contribuendo a ridurre l'effetto-serra.
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